Con mezz'ora circa di ritardo mi accingo a inserire le opere del primo gruppo da sottoporre a vostro voto...
passeranno le 5 liriche che otterranno il maggior numero di preferenze.
Vi ricordo che per essere validi i voti ognuno di voi dovrà mettere nel proprio commento le 3 opere che reputa migliore.
I voti potete mandarli tramite messaggio privato su facebook, tramite mail pierosardoviscuglia@gmail.com o commentando sul blog.
Le votazioni di questo gruppo iniziano adesso e giungeranno a termine alle ore 00.00 del 29/10/2014
Ovviamente gli autori non possono auto-votare la propria opera
I° GRUPPO DI OPERE PRE-FINALISTE
NOVEMBRE
Lisa
Del Gobbo, FRIULI VENEZIA GIULIA
Cos’è che
mi sfugge,
o
Novembre?
Il
fantasma di un albero,
o quelle
ombre alla finestra?
Cosa si
cela, nella tua nebbia,
o
novembre?
La mia
immagine sbiadita,
un ricordo
dissolto in una pozzanghera
nella tua
terra nera,
dove avevo
scavato
a mani
nude
e seminato
feti di sogni.
Domani,
domani…
… aspetta
domani.
Ma la
morte è già passata.
Ne ho
intravisto il riflesso di falce.
Lei sì,
che ha raccolto,
o
Novembre!
E nella
pioggia che si schianta a terra
in un
immobile silenzio
a me non
resta
che
parlare coi morti.
11 settembre 2001
Manlio
Ercolino, LAZIO
L’America
piange.
Spiritual
e gospel cantano a lutto.
Una mano a
puntato a morte.
Hanno
rabbrividito i sarcofagi
Di Abramo
Lincoln e di Martin Luther King.
La loro
immensità,
lo spazio
riflesso in un sorriso,
in uno
sguardo,
si è
frantumato.
La mano
dell’uomo bianco
Più non si
leva a stringere
Le mani
dei ragazzi negri.
Anime
ricolme di pianto e sangue,
le parole
diventano salmodia,
si parla
solo di morte.
Ma essi
continuano ancora
A bussare
gran colpi ai cuori della gente.
Il venditore di libri
Giovanni
Barone, CAMPANIA
I tuoi
mille volti
La tua
seducente vitalità
Fanno di
te… maestro di commedia
Davanti ai
tuoi occhi il passaggio
Offre una
visione oscurata
Da
intrecci, vocii e frastuoni.
Un
contadino si avvicina
Il suo
alito è pesante,
cerca nei
tuoi scaffali sogni perduti
spazzando
via ricordi agresti.
Quanta
fantasia nei suoi occhi
E quanti
progetti offuscano la sua mente
Per un
istante si ripresentano
Nostalgie
di amori passati…
Ma con un
alito di vento
I suoi
occhi si spengono…
E il caos
ritorna a far padrone.
Al calar
del sole la tua opera è finita
Ritorni
alla tua autenticità,
scottato
dalla voglia di tornare a casa,
ti avvii
stanco ed affamato
un’altra
giornata è passata
hai
conosciuto il gelo nelle tue mani,
il calore
nel tuo cuore.
Venezia…
Antonio
Ciervo, TRENTINO ALTO ADIGE
In questa
città
Dall’anima
arcana
Per le
strette solitarie
E umide
calli io vago.
L’odore
del mistero galleggia
Tra i
riflussi dell’acqua
Che scende
e sale.
Delicati
bisbigli
Per
l’anima del viaggiatore
Da
rinchiudere nel cuore
Come flash
di ricordi
In bianco
e in nero.
Venezia…
Lentamente
sprofonda
Nel
tramonto senza orizzonti
Sospesa
sul mare
Tra ponti
lisi
Dagli
incroci della storia
Come carta
consumata
Da
innumerevoli
Fiumi di
inchiostro resisti
Famelica
induci e vivi
Dei nostri
sogni.
Io ricordo
il tuo
Magico
profumo
Nel
silenzio dell’aurora
Tra luce e
nebbia che sale
Respiro
profondo.
Venezia
immobile tace.
L’Italia, questa penisola dalla forma strana
Franco
Casadei, EMILIA ROMAGNA
Si sono
affollati nei secoli città e villaggi
Qui, sopra
una terra buona, moltiplicati
I figli su
questa penisola dalla forma strana.
In un
lembo di terra Firenze, Venezia
La
Cappella Sistina, piazza del Campo a Siena
Il
Cenacolo, i mosaici di Ravenna e piazza Navona.
Ed
etruschi, greci, romani e barbari a orde
Sanguinosamente
si andarono mescolando
E
mischiando con audacia i geni di unni fulvi,
di mori,
di normanni e goti, ne è scaturito
un popolo
per indole benevolo. E geniale.
Grati
della sua bellezza: le Dolomiti
Il mare di
Sardegna e Capri.
Le colline
della Val d’Orcia
Con le sue
onde di terra morbida e quieta.
E Assisi
che dell’Italia si insedia nel cuore.
I Fori
imperiali, i colori di Giotto
E i versi
di Virgilio, Leopardi, e Dante.
Improbabile
casualità questo concentrarsi
Di arte e
tesori. Si direbbe una predilezione.
Ed esserci
nati dentro. E girare adagio
In
bicicletta nella nebbia delle piane,
inerpicarsi
per i sentieri d’Aspromonte
o sotto un
sole cocente restare sbalorditi
per i
templi dorici della Magna Grecia
e per i
suoi teatri contigui al mare.
Felici di
essere nati in questa falda di terra
Ora, per
questo paese, si ha un po’ paura
Di uno
sperdimento che sembra farsi largo
Come
quando si ammala una persona cara.
Poetare
Antonio
Bicchierri, PUGLIA
Soave,
sublime
E dolce
poesia,
non
parlarmi sempre
e soltanto
di luna e
stelle,
profumo di
vuole e rose
o di corse
fra i prati
dai tepori
soleggiati.
Denuncia
il mondo
Con le sue
violenze
E i suoi
guasti.
Parlami di
fatica e di sudore,
della dura
zolla
e delle
rugose mani
del
villico lavoratore.
Dimmi della
disperazione
Di chi
viene dal mare,
di miseria
e povertà,
di porte
chiuse
d’antico
dolore
e vetri
infranti
da sogni
rubati.
Poeta,
questo è
il nostro tempo,
gridalo
e nel
brillio dei tuoi occhi
in una
nuova luce
urla al
vento
il tuo
canto di libertà.
Il silenzio del blu
Maria
Grazie Di Palermo, SICILIA
Si
ritaglia uno spazio
Il cielo
Una
flebile luce rischiara l’azzurro,
un gallo
lontano richiama il mondo a se stesso,
un altro
risponde;
una luce
remota, sul monte, approfonda l’orizzonte.
Avanza la
luce
Restituisce
l’eterno fluire del tempo,
l’attesa
del giorno.
C’è una
speranza nuova
Dietro
l’alba che svela a se stessa i suoi chiarori,
è l’altro
che viene,
un tempo
nuovo.
La mia terra
Rina
Bontempi, MARCHE
Terra mia…
nuda, sacra,
ventre di
donna gravido di figli partoriti
senza
staccare mai il cordone ombelicale.
Terra
amara,
terra sola
nel tuo solco di sudore,
sola come
madre resta quando imbianca
e non ha
più forza di lottare
quando un
giuda come serpe ti morde l’anima fino a farla sanguinare,
sola a
consolare ogni figlio che ti chiede
e tu non
sai più cosa offrire.
Onore a te
amata terra dei poeti.
Terra
calda, come caldo è il sole,
terra
grande, come grande è il mare,
terra mia,
Italia
mia… quanto ancora?
E tu?
Tu sempre
pronta a ridonarti
E per
amore di uno solo dei tuoi figli
A
dissanguarti ancora,
e mille,
mille
altre volte ancora.